La Basilicata è terra ricca di acque. La variabilità della sua geomorfologia si traduce in un complesso sviluppo della rete idrografica tanto superficiale che sotterranea. I fiumi che scorrono interamente sul suo territorio, un tempo navigabili e luogo di sviluppo ed evoluzione delle civiltà che si sono susseguite nel tempo, sono quelli Jonici: Bradano, Basento, Cavone, Agri e Sinni. Il fiume Noce invece sfocia nel Tirreno, mentre l’Ofanto, dalla Campania alla Puglia, attraversa la Basilicata e sfocia nell’Adriatico.
Con regime torrentizio, a seconda delle loro portata e dei caratteri orografici dei versanti incisi, danno luogo a fossi, valloni, fiumarelle, torrenti, fiumare e gravine. Intercettati mediante la costruzione di dighe, alcuni di essi immettono acqua negli invasi artificiali creati per usi potabili e irrigui, tra questi la diga di San Giuliano, del Pertusillo, di Gannano, e quella di Monte Cotugno, la più grande mai realizzata in Europa in terra battuta. Nel tempo, alcuni di questi specchi d’acqua artificiali sono diventati veri paradisi naturali dove si praticano pesca, canottaggio e competizioni sportive.
A quelli artificiali si aggiungono i laghi naturali: Monticchio sul monte Vulture, il lago Laudemio sul monte Papa e il lago della Rotonda alle pendici di monte La Spina a forte valenza naturalistica, già meta di turismi diversi.
Ma l’acqua in Basilicata non è solo messaggera di sostenibilità, significa anche gusto e sapore. Il cibo lucano e i prodotti della terra risentono della presenza e della bontà delle acque che attraversano il sottosuolo e bagnano i campi.
È grazie alla composizione chimica e alla fresca temperatura delle acque di irrigazione che il fagiolo di Sarconi IGP ha un alto contenuto di zuccheri semplici che ne caratterizzano il tipico sapore dolce. L’acqua insieme alla semola di grano duro locale e al lievito madre conferisce al Pane di Matera IGP il tipico sapore e consistenza. Ogni paese della Basilicata ha una propria autonoma tradizione gastronomica caratterizzata da un particolare formato di pasta fatta in casa. Paesi e borghi poco distanti hanno paste completamente diverse dal sapore particolare caratterizzato dalla semola coltivata in loco e dall’acqua locale.
L’acqua in Basilicata è anche manifestazione di capacità tecnica, sviluppo tecnologico, innovazione. L’invaso di Monte Cotugno, in agro di Senise, costruito negli anni ’70 è la più grande diga d’Europa in terra battuta; punto nodale dello schema idrico Jonico-Sinni, le portate derivate della diga sono destinate a usi plurimi (potabile, irriguo, industriale) della Basilicata e della Puglia, e garantiscono l’approvvigionamento industriale dell’ILVA di Taranto. Gli impianti di potabilizzazione che modificano le caratteristiche chimico-fisiche della risorsa idrica, la rendono idonea al consumo umano. L’impianto di potabilizzazione e di filtrazione della Diga del Pertusillo è tra i più avanzati nel Sud Italia e costituisce un’esperienza interessante di applicazione delle tecnologie hardware e software più innovative nel controllo e nella supervisione dei processi industriali. Gli enti preposti, consapevoli del ruolo strategico delle politiche ambientali come strumento di valorizzazione del territorio, adottano interventi volti al miglioramento continuativo dei risultati nel campo della protezione e gestione dell’ambiente, concentrando gli sforzi sulla prevenzione dell’inquinamento e sulla minimizzazione dei rischi ambientali.
L’acqua è elemento primo ed essenziale per la vita dell’uomo nella murgia materana. “Matera è una citta d’acqua – afferma Pietro Laureano, architetto e urbanista, consulente Unesco – , proprio perchè edificata in un luogo dove acqua non ce n’è, o ce n’è molto poca. E quindi ha sempre dovuto fare i conti con problemi legati alla raccolta e alla conservazione dell’acqua, adottando tecniche geniali nella loro semplicità, conosciute dagli uomini fin dalla notte dei tempi: una copertura di pietre sopra una buca scavata in un terreno tufaceo o calcareo raccoglie l’umidità del giorno e soprattutto della notte che, a contatto con la temperatura più fredda proveniente dalla buca, condensa quella umidità in goccioline, che scivolano nella buca stessa, e finiscono per diventare piccola preziosa riserva di acqua. Lo sapevano gli uomini che fin dal Neolitico hanno abitato le grotte della murgia materana, lo sapevano i nostri contadini fino a pochi decenni fa. Questo spiega l’esistenza di così tante grotte a Matera: cave di tufo, che svuotate diventavano il retro di case costruite davanti con il tufo estratto, in un gioco di vuoti e pieni che è ancora oggi la chiave interpretativa più accreditata della città; cave di tufo che diventavano, anche, mezzo di raccolta e conservazione dell’acqua, in un sistema di sopravvivenza ispirato alla sostenibilità totale”.
Ecco quindi che in un XXI secolo caratterizzato da totale spreco di risorse non rinnovabili, Matera, lungi dall’essere il luogo povero, arretrato e miserando più volte descritto nei decenni passati, diventa il luogo modello, il luogo simbolo di una sostenibilità del consumo idrico, di un sistema completamente ecologico per non sprecare neppure una goccia d’acqua, di cui si sono perse le conoscenze. Un luogo dove non si spreca acqua, e si crea bellezza.
Il sistema geniale legato alla raccolta delle acque ha determinato l’inserimento di Matera nella città Unesco nel 1993 per poi continuare a dare un messaggio di sostenibilità che le ha consentito, grazie ad un progetto innovativo e visionario basato sui principi di riuso e di riciclo, di vincere il titolo di Capitale Europea della cultura nel 2019.