Basilicata tipica

Ceralicoltura

Il comparto cerealicolo è strategico per il settore agricolo lucano. Nel 2020, registra una superficie coltivata pari a 148.951 ha (censimento ISTAT 2020). Le colture sono distribuite un po’ su tutte le aree della regione anche se alcune, per le loro particolari caratteristiche agro-pedo-climatiche, contribuiscono in maniera preponderante alla crescita sia quantitativa che qualitativa del comparto, tra cui gli areali localizzati lungo la zona della collina materana, il Vulture Melfese, l’area nord-occidentale del potentino, la Val d’Agri e il Medio Agri Sauro. L’attività molitoria, pastaria, panificatoria e dolciaria riveste una importanza strategica nel comparto cerealicolo lucano.

Ruolo importante è stato assunto, nelle attività di trasformazione, dai panifici, dai pastifici e dai prodotti da forno; numerosissime sono le imprese di piccole dimensioni che vendono pasta sul mercato locale; il settore della panificazione raggiunge un notevole livello qualitativo con il riconoscimento IGP per il pane di Matera.

Dati di settore

I dati relativi al 2020 evidenziano come l’orzo sia la coltura biologica ad avere la maggiore estensione di superficie pari a 4.301 ha rispetto agli altri cereali. Seguono altri cereali con un’estensione pari a 2.372 ha, avena con 2.123 ha, grano tenero e farro con 2.087 ha ed infine il mais con soli 10 ha.

Importante è constatare che l’orzo, cui è saldamente legata la produzione di birra, è attestato, nel 2020, su una produzione annua di oltre 41 mila tonnellate; segue il frumento tenero con 18.719 tonnellate e il mais con 3.846. Il frumento duro registra, nello stesso anno una produzione di 326.994 tonnellate (dati ISTAT).

In Basilicata, nell’anno 2020, risultano 15.858 aziende impegnate nella produzione di cereali; il 71% circa di queste aziende (11.327) coltiva frumento duro (dati censimento ISTAT 2020). Il frumento duro ha un peso di rilievo; nella regione, infatti, sono localizzati – secondo i dati Italmopa – 11 impianti molitori di rilevanza industriale (circa l’11% degli impianti presenti in Italia) con una capacità produttiva di 1.079,00 tonnellate/24ore, pari al 5,3 % di quella italiana (anni 2015-2017). In regione si registra l’evoluzione nella produzione di paste fresche, verso paste biologiche e verso le paste ripiene destinate non solo ai mercati locali ma anche a quelli regionali e interregionali.

Rilevante per il settore è la centralità che hanno acquisito i prodotti della cerealicoltura nella dieta mediterranea, patrimonio immateriale UNESCO e, di conseguenza, le nuove opportunità che detti prodotti hanno di essere valorizzati sui mercati. Ricchissima è l’articolazione con cui si differenziano i prodotti della cerealicoltura (dal pane, prodotto simbolo di ogni comunità, alla pasta secca, fresca, biologica, ripiena, ai prodotti da forno) e questa circostanza costituisce un fattore di diffusione di vantaggi a gran parte degli operatori della filiera cerealicola.

Questi elementi conducono inevitabilmente a “tipizzare” i prodotti della cerealicoltura e a connetterli ad un’intera area produttiva, che a sua volta, per le sue caratteristiche pedologiche, climatiche, ambientali diventa fattore che attribuisce ai prodotti cerealicoli carattere di unicità sul mercato nazionale ed internazionale. Un esempio di tale processo è rappresentato proprio dal riconoscimento DOP al Pane di Matera destinato a qualificare ulteriori prodotti della filiera.

Gli antichi frumenti tornati in voga

Negli ultimi anni, infatti, si è manifestata l’esigenza di reintrodurre in coltura gli antichi frumenti, ovvero i farri, specie rustiche caratterizzate da tolleranza agli stress ambientali di natura biotica e abiotica, capaci di dare una produzione economicamente valida anche in condizioni di modesta fertilità del terreno, aspetti non trascurabili nell’attuale contesto di cambiamenti climatici e inaridimento dei suoli e ai fini del recupero di aree agricole marginali. Si tratta di colture agrarie a basso input energetico, idonee alla coltivazione in regime di agricoltura biologica che, già per sé, è garanzia di rispetto delle componenti suolo, acqua, aria e biodiversità.